MAD2014 | DI RITORNO DAL VIAGGIO 26 luglio | 17 AGOSTO 2014
MAD2014: COLORI, OCCHI e RISO.
Partiamo dall’inizio. IL PONTE DI STELLE, così si chiama l’associazione di Ambivere che da anni svolge attività di volontariato con lo scopo di sostenere e aiutare la Missione di Padre Pierino nella quarta isola più grande al mondo: il Madagascar. Tra le tante iniziative dell’associazione c’è quella del VIAGGIO, viaggio in Madagascar, in particolare a Tamatave, una delle principali città della costa orientale dell’isola, nella parrocchia del Sacre Coeur, parrocchia di Padre Pierino. Con il semplice obiettivo di far divertire circa 200 bambini e ragazzi del villaggio.
Comincia tutto all’aeroporto di Antananarivo, capitale dell’isola rossa. La parrocchia del Sacre Coeur, dista circa otto ore di taxi-brousse dalla capitale. ..buca più…buca meno.
Appena atterrato, percepisci subito l’essenzialità del luogo: niente bus, niente metal detector, solo una miriade di ufficiali che compilano carte e passaporti a mano. La tecnologia non ha ancora depersonalizzato l’uomo. Le persone sono al centro, esattamente come lo siamo stati noi per tutta la permanenza in Madagascar. Sì, NOI: Barbara, Mattia, Roberta e Valeria; quattro giovani anime che, venendo da strade diverse e mai incontratesi prima del 2014, si sono ritrovate catapultate dall’altra parte del mondo, in una terra affascinante ma sconosciuta, a dover condividere praticamente tutto per tre settimane. La fiducia e il sostegno reciproco hanno avuto il sopravvento, e si è creata, quasi spontaneamente, una grande amicizia durante le tre settimane di soggiorno malgascio. Questo è avvenuto anche grazie all’accoglienza fantastica che ci ha riservato Padre Pierino, facendoci sentire come a casa nostra.
Padre Pierino risiede in Madagascar dal 1978, ma sembra esserci nato. Lì ha affondato le sue radici e ha costruito la sua casa…una casa che è diventata di tutti coloro che chiedano accoglienza. Pierino è PADRE nel vero senso della parola, padre nel modo di essere, padre nell’anima. Un padre che vive per il suo popolo: si fa carico dei loro bisogni come se fossero suoi e gioisce con loro per ogni piccolo traguardo. Il confronto con lui, al termine di ogni giornata, attorno a una semplice tavola, ha aumentato di significato il nostro lavoro di animazione, offrendoci un’immersione totale nello stile di vita malgascio.
“Descriveteci con tre parole il Madagascar”… così ci è stato chiesto una volta tornati. Beh, senza pensarci molto, abbiamo risposto: COLORI, OCCHI e RISO.
COLORI perché il Madagascar, nei giorni di sole in particolare, è un arcobaleno: si passa dal rosso acceso della sua terra, al verde della vegetazione rigogliosa e incontaminata, all’azzurro del cielo tropicale, fino ai colori della città: dove la frutta e la verdura vendute sui banchetti ai bordi delle strade, i panni “stesi” per terra ad asciugare, le capanne, i taxi-brousse, i pousse-pousse e la gente in continuo movimento, creano nell’insieme un caotico, ma meraviglioso e colorato dipinto.
OCCHI perché sono tanti quelli che il mio sguardo ha incrociato durante il viaggio, cosa abbastanza ovvia, essendo uno dei pochi vahaza (“straniero”, “uomo bianco” in malgascio) in circolazione. Ma gli occhi cui mi riferisco e che mi hanno davvero conquistato sono quelli dei circa 200 bambini e ragazzi che ogni giorno venivano a divertirsi al CRE… mi ricordo che la sera, prima di addormentarmi nella mia fantastica zanzariera, appena chiusi i miei occhi vedevo loro; le loro facce, i loro sorrisi, i loro occhi: due fari neri, espressivi all’ennesima potenza, curiosi, furbi, attenti a ciò che li circonda e pronti a seguire ogni tua singola mossa.
La terza parola e ultima parola è RISO, con un doppio significato. Per prima cosa, Riso inteso come cibo, perché in Madagascar di riso, vary, se ne mangia davvero tanto! E non manca mai! Il Madagascar è una terra ricchissima e rigogliosa e la maggior parte della gente, pur essendo povera, non muore di fame come in altre regioni del terzo mondo. Qui i problemi sono altri, uno fra tanti, la corruzione, che è molto diffusa e domina molte istituzioni malgasce: dalla polizia, alla politica, fino alla sanità.
Nonostante queste brutte situazioni, c’è da dire però che in Madagascar vince il RISO, inteso stavolta come SORRISO, sorriso di grandi e di piccini, sorriso presente anche in situazioni di grande povertà e usato come un’arma invincibile per affrontare la vita. È forse questo il più grande insegnamento che ci ha lasciato questa terra: SORRIDI!
Ma ci siamo permessi di aggiungere una quarta parola (già accennata all’inizio) alla nostra lista: NOI. Noi in quanto sconosciuti prima e gruppo poi, noi vahaza che in Madagascar abbiamo lasciato un pezzo di cuore, noi che con Padre Pierino e la gente malgascia abbiamo creato un forte legame affettivo.
Per ognuno di noi il viaggio ha avuto una valenza differente: per alcuni significava ritrovare un po’ se stessi, per altri la scoperta di un modo di vivere completamente diverso dal nostro, per altri ancora il desiderio di incontrare nuovamente persone care. In tutto questo marasma di emozioni e aspettative si delinea però un filo che lega tutto e tutti: un filo fatto di SERENITA’.
È la serenità stessa che ci ha fatto passare da una condizione inizialmente “obbligata” dello stare insieme, ad una profonda e spontanea intesa. La stessa intesa che si è poi manifestata sul campo, con i bambini, dove quasi spontaneamente ognuno trovava il proprio ruolo, senza nessun accordo prestabilito. Ognuno sapeva cosa fare e dove stare semplicemente grazie ad un semplice cenno, ad uno sguardo. È stato naturale affidarsi gli uni gli altri, consapevoli del fatto che alle nostre spalle c’era un’intera associazione che ci sosteneva, rappresentata in quel luogo da Padre Pierino.
Partendo con l’idea di andare a fare un viaggio dove l’obiettivo era dare un po’ del nostro tempo, del nostro impegno, delle nostre attenzioni al prossimo, solo alla fine ci siamo accorti che sono nettamente di più i doni che abbiamo ricevuto e che hanno riempito fino all’orlo il nostro “terzo bagaglio” imbarcato nel viaggio di ritorno, non stiamo parlando dei due colli da 23 kg concessi da Air France (pieni anche quelli in ogni caso), ma del bagaglio delle emozioni, che resterà sempre dentro di noi.
“Quanto meno abbiamo, più diamo. Sembra assurdo, però questa è la logica dell’amore” e con queste parole Madre Teresa di Calcutta ha detto tutto: il Madagascar e la sua gente pur avendo pochissimo ci hanno amato molto e per questo non smetteremo mai di ringraziarli.
Misaotra Betsaka Madagascar.
Mattia
Comincia tutto all’aeroporto di Antananarivo, capitale dell’isola rossa. La parrocchia del Sacre Coeur, dista circa otto ore di taxi-brousse dalla capitale. ..buca più…buca meno.
Appena atterrato, percepisci subito l’essenzialità del luogo: niente bus, niente metal detector, solo una miriade di ufficiali che compilano carte e passaporti a mano. La tecnologia non ha ancora depersonalizzato l’uomo. Le persone sono al centro, esattamente come lo siamo stati noi per tutta la permanenza in Madagascar. Sì, NOI: Barbara, Mattia, Roberta e Valeria; quattro giovani anime che, venendo da strade diverse e mai incontratesi prima del 2014, si sono ritrovate catapultate dall’altra parte del mondo, in una terra affascinante ma sconosciuta, a dover condividere praticamente tutto per tre settimane. La fiducia e il sostegno reciproco hanno avuto il sopravvento, e si è creata, quasi spontaneamente, una grande amicizia durante le tre settimane di soggiorno malgascio. Questo è avvenuto anche grazie all’accoglienza fantastica che ci ha riservato Padre Pierino, facendoci sentire come a casa nostra.
Padre Pierino risiede in Madagascar dal 1978, ma sembra esserci nato. Lì ha affondato le sue radici e ha costruito la sua casa…una casa che è diventata di tutti coloro che chiedano accoglienza. Pierino è PADRE nel vero senso della parola, padre nel modo di essere, padre nell’anima. Un padre che vive per il suo popolo: si fa carico dei loro bisogni come se fossero suoi e gioisce con loro per ogni piccolo traguardo. Il confronto con lui, al termine di ogni giornata, attorno a una semplice tavola, ha aumentato di significato il nostro lavoro di animazione, offrendoci un’immersione totale nello stile di vita malgascio.
“Descriveteci con tre parole il Madagascar”… così ci è stato chiesto una volta tornati. Beh, senza pensarci molto, abbiamo risposto: COLORI, OCCHI e RISO.
COLORI perché il Madagascar, nei giorni di sole in particolare, è un arcobaleno: si passa dal rosso acceso della sua terra, al verde della vegetazione rigogliosa e incontaminata, all’azzurro del cielo tropicale, fino ai colori della città: dove la frutta e la verdura vendute sui banchetti ai bordi delle strade, i panni “stesi” per terra ad asciugare, le capanne, i taxi-brousse, i pousse-pousse e la gente in continuo movimento, creano nell’insieme un caotico, ma meraviglioso e colorato dipinto.
OCCHI perché sono tanti quelli che il mio sguardo ha incrociato durante il viaggio, cosa abbastanza ovvia, essendo uno dei pochi vahaza (“straniero”, “uomo bianco” in malgascio) in circolazione. Ma gli occhi cui mi riferisco e che mi hanno davvero conquistato sono quelli dei circa 200 bambini e ragazzi che ogni giorno venivano a divertirsi al CRE… mi ricordo che la sera, prima di addormentarmi nella mia fantastica zanzariera, appena chiusi i miei occhi vedevo loro; le loro facce, i loro sorrisi, i loro occhi: due fari neri, espressivi all’ennesima potenza, curiosi, furbi, attenti a ciò che li circonda e pronti a seguire ogni tua singola mossa.
La terza parola e ultima parola è RISO, con un doppio significato. Per prima cosa, Riso inteso come cibo, perché in Madagascar di riso, vary, se ne mangia davvero tanto! E non manca mai! Il Madagascar è una terra ricchissima e rigogliosa e la maggior parte della gente, pur essendo povera, non muore di fame come in altre regioni del terzo mondo. Qui i problemi sono altri, uno fra tanti, la corruzione, che è molto diffusa e domina molte istituzioni malgasce: dalla polizia, alla politica, fino alla sanità.
Nonostante queste brutte situazioni, c’è da dire però che in Madagascar vince il RISO, inteso stavolta come SORRISO, sorriso di grandi e di piccini, sorriso presente anche in situazioni di grande povertà e usato come un’arma invincibile per affrontare la vita. È forse questo il più grande insegnamento che ci ha lasciato questa terra: SORRIDI!
Ma ci siamo permessi di aggiungere una quarta parola (già accennata all’inizio) alla nostra lista: NOI. Noi in quanto sconosciuti prima e gruppo poi, noi vahaza che in Madagascar abbiamo lasciato un pezzo di cuore, noi che con Padre Pierino e la gente malgascia abbiamo creato un forte legame affettivo.
Per ognuno di noi il viaggio ha avuto una valenza differente: per alcuni significava ritrovare un po’ se stessi, per altri la scoperta di un modo di vivere completamente diverso dal nostro, per altri ancora il desiderio di incontrare nuovamente persone care. In tutto questo marasma di emozioni e aspettative si delinea però un filo che lega tutto e tutti: un filo fatto di SERENITA’.
È la serenità stessa che ci ha fatto passare da una condizione inizialmente “obbligata” dello stare insieme, ad una profonda e spontanea intesa. La stessa intesa che si è poi manifestata sul campo, con i bambini, dove quasi spontaneamente ognuno trovava il proprio ruolo, senza nessun accordo prestabilito. Ognuno sapeva cosa fare e dove stare semplicemente grazie ad un semplice cenno, ad uno sguardo. È stato naturale affidarsi gli uni gli altri, consapevoli del fatto che alle nostre spalle c’era un’intera associazione che ci sosteneva, rappresentata in quel luogo da Padre Pierino.
Partendo con l’idea di andare a fare un viaggio dove l’obiettivo era dare un po’ del nostro tempo, del nostro impegno, delle nostre attenzioni al prossimo, solo alla fine ci siamo accorti che sono nettamente di più i doni che abbiamo ricevuto e che hanno riempito fino all’orlo il nostro “terzo bagaglio” imbarcato nel viaggio di ritorno, non stiamo parlando dei due colli da 23 kg concessi da Air France (pieni anche quelli in ogni caso), ma del bagaglio delle emozioni, che resterà sempre dentro di noi.
“Quanto meno abbiamo, più diamo. Sembra assurdo, però questa è la logica dell’amore” e con queste parole Madre Teresa di Calcutta ha detto tutto: il Madagascar e la sua gente pur avendo pochissimo ci hanno amato molto e per questo non smetteremo mai di ringraziarli.
Misaotra Betsaka Madagascar.
Mattia
21 dicembre 2014 |
IL RACCONTO DEL NUOVO VIAGGIO NELLA MISSIONE DI PADRE PIERINO
Condividiamo attraverso parole, immagini e sensazioni lo stupore di una scoperta
Entrare in una sala e vedere di fronte a se' delle persone che fino a quel momento ti sembravano estranee ma più le osservi, più incroci i loro sguardi, più le senti parlare delle esperienze che hanno trascorso in Madagascar e più ti sembra di conoscere nel profondo. Barbara, Mattia, Valeria e Roberta hanno raccontato il loro viaggio sull'isola Cercando di far provare a chi li ascoltava alcune emozioni che si vivono nella terra rossa utilizzando i 5 sensi.
Partiamo dall'olfatto se chiudo gli occhi ancora sento l'odore di quella terra, la terra bagnata dall'umidità della notte e del periodo delle piogge, Sento l'odore di vaniglia, di tutte quelle spezie che colorano i mercati malgasci. I quattro ragazzi hanno cercato di trasmettere questi profumi spargendo in tutta la sala I profumi d'incenso cercando di stimolare la nostra fantasia e immaginazione. L'udito: i rumori che caratterizzano quella terra sono i rumori delle ciabattine dei bambini che sfregano nella sabbia, I rumori delle poche macchine,dei pousse pousse, I suoni delle risate dei bambini il vociare delle milioni di persone che popolano questa terra.
La vista: I ragazzi hanno cercato di far vedere alcune immagini che possono riassumere tutta la loro visita dai paesaggi, alle loro abitazioni ma soprattutto i volti, gli sguardi, sorrisi del popolo malgascio in particolare di bambini quei bambini che ti entrano nel cuore.
Il senso che più ci fa sentire la distanza reale che esiste tra l'Italia E il Madagascar È proprio il tatto. In Madagascar il tatto, le mani, le braccia servono per toccare il viso di un tuo amico, servono per accarezzarlo, servono per abbracciare e per trasmettere tutto il tuo affetto a chi incontri ogni giorno. Così i quattro avventurieri durante il loro racconto hanno incominciato ad abbracciare in modo malgascio tutte le persone presenti in sala chiedendo loro di riabbracciare la persona seduta accanto. Inizialmente può sembrare imbarazzante ma poi ci si rende conto che con un semplice abbraccio si trasmette tutto ciò che una persona non riesce ad esprimere in modo verbale.
Infine il gusto, non potendo ovviamente gustare le tipiche specialità malgasce abbiamo potuto vedere alcune immagini di gustosissimi piatti di verdure, riso, di pesce, di carne.
I quattro ragazzi ormai diventati nostri amici ci hanno invitati a trascorrere un dolce momento tutti insieme assaggiando alcuni dolcetti preparati da loro. Credo che il viaggio di questi magnifici ragazzi si possa riassumere in questa frase: " guarda semplicemente qualcuno con uno sguardo amorevole...semplice sguardo colmo d'amore, può cambiare totalmente il mondo di una persona "
Micol
Partiamo dall'olfatto se chiudo gli occhi ancora sento l'odore di quella terra, la terra bagnata dall'umidità della notte e del periodo delle piogge, Sento l'odore di vaniglia, di tutte quelle spezie che colorano i mercati malgasci. I quattro ragazzi hanno cercato di trasmettere questi profumi spargendo in tutta la sala I profumi d'incenso cercando di stimolare la nostra fantasia e immaginazione. L'udito: i rumori che caratterizzano quella terra sono i rumori delle ciabattine dei bambini che sfregano nella sabbia, I rumori delle poche macchine,dei pousse pousse, I suoni delle risate dei bambini il vociare delle milioni di persone che popolano questa terra.
La vista: I ragazzi hanno cercato di far vedere alcune immagini che possono riassumere tutta la loro visita dai paesaggi, alle loro abitazioni ma soprattutto i volti, gli sguardi, sorrisi del popolo malgascio in particolare di bambini quei bambini che ti entrano nel cuore.
Il senso che più ci fa sentire la distanza reale che esiste tra l'Italia E il Madagascar È proprio il tatto. In Madagascar il tatto, le mani, le braccia servono per toccare il viso di un tuo amico, servono per accarezzarlo, servono per abbracciare e per trasmettere tutto il tuo affetto a chi incontri ogni giorno. Così i quattro avventurieri durante il loro racconto hanno incominciato ad abbracciare in modo malgascio tutte le persone presenti in sala chiedendo loro di riabbracciare la persona seduta accanto. Inizialmente può sembrare imbarazzante ma poi ci si rende conto che con un semplice abbraccio si trasmette tutto ciò che una persona non riesce ad esprimere in modo verbale.
Infine il gusto, non potendo ovviamente gustare le tipiche specialità malgasce abbiamo potuto vedere alcune immagini di gustosissimi piatti di verdure, riso, di pesce, di carne.
I quattro ragazzi ormai diventati nostri amici ci hanno invitati a trascorrere un dolce momento tutti insieme assaggiando alcuni dolcetti preparati da loro. Credo che il viaggio di questi magnifici ragazzi si possa riassumere in questa frase: " guarda semplicemente qualcuno con uno sguardo amorevole...semplice sguardo colmo d'amore, può cambiare totalmente il mondo di una persona "
Micol