PADRE ANTONIO MARCHESI.
lo ricordiamo:
I padri che condividono con Padre Antonio la vita missionaria ammirano la sua pietà esemplare, semplice, essenziale.
La preghiera del Rosario apre e chiude le sue faticose giornate.
I confratelli trovano nella sua persona un preciso punto di riferimento.
E’ il saggio del gruppo, l'amico cui confidare problemi e chiedere consigli.
Padre Antonio volentieri e con molta semplicità condivide la sua ricca esperienza missionaria, maturata a stretto contatto con la vita della gente dei villaggi.
Torna regolarmente in Italia per i suoi periodi di vacanza.
Nell’estate del 1989 è al suo paese per accompagnare alla soglia dell’eternità il primo ed unico fratello, cui è molto attaccato e le cui fatiche hanno permesso a padre Antonio e alla sorella di poter seguire la propria vocazione, essendo rimasti orfani. Pur con la sofferenza nel cuore, dopo questa esperienza di dolore, riparte sereno per il Madagascar.
La morte lo coglie mentre con i cristiani della sua missione sta celebrando la Messa di Natale, il 25 dicembre 1989.
I primi cristiani chiamano il giorno della morte il “dies natalis”.
Per padre Antonio è doppiamente vero. Celebrato il battesimo di 10 bambini, al momento della processione offertoriale, mentre si portano all'altare le offerte e il popolo canta “La nostra vita te la offriamo insieme a Gesù Salvatore...",
si accascia sul fianco. Nonostante la presenza di un dottore, ogni cura prestata si rivela inutile: un infarto.
Per i funerali, una folla immensa gremisce la Chiesa: gente che viene anche da lontano, a piedi, in piroga, col treno.
Presiede l'Eucaristia il Vescovo, Mons. René, che richiama al senso della “festa" e della “gioia”, perché questo è lo stile di vita di padre Antonio, uomo semplice, contento di tutto quello che il Signore gli offre giorno dopo giorno. Ora riposa ad Anivorano di fronte alla chiesa, ai piedi di una grande statua della Madonna,
che spesso lo ha visto sgranare la corona del rosario.
lo ricordiamo:
I padri che condividono con Padre Antonio la vita missionaria ammirano la sua pietà esemplare, semplice, essenziale.
La preghiera del Rosario apre e chiude le sue faticose giornate.
I confratelli trovano nella sua persona un preciso punto di riferimento.
E’ il saggio del gruppo, l'amico cui confidare problemi e chiedere consigli.
Padre Antonio volentieri e con molta semplicità condivide la sua ricca esperienza missionaria, maturata a stretto contatto con la vita della gente dei villaggi.
Torna regolarmente in Italia per i suoi periodi di vacanza.
Nell’estate del 1989 è al suo paese per accompagnare alla soglia dell’eternità il primo ed unico fratello, cui è molto attaccato e le cui fatiche hanno permesso a padre Antonio e alla sorella di poter seguire la propria vocazione, essendo rimasti orfani. Pur con la sofferenza nel cuore, dopo questa esperienza di dolore, riparte sereno per il Madagascar.
La morte lo coglie mentre con i cristiani della sua missione sta celebrando la Messa di Natale, il 25 dicembre 1989.
I primi cristiani chiamano il giorno della morte il “dies natalis”.
Per padre Antonio è doppiamente vero. Celebrato il battesimo di 10 bambini, al momento della processione offertoriale, mentre si portano all'altare le offerte e il popolo canta “La nostra vita te la offriamo insieme a Gesù Salvatore...",
si accascia sul fianco. Nonostante la presenza di un dottore, ogni cura prestata si rivela inutile: un infarto.
Per i funerali, una folla immensa gremisce la Chiesa: gente che viene anche da lontano, a piedi, in piroga, col treno.
Presiede l'Eucaristia il Vescovo, Mons. René, che richiama al senso della “festa" e della “gioia”, perché questo è lo stile di vita di padre Antonio, uomo semplice, contento di tutto quello che il Signore gli offre giorno dopo giorno. Ora riposa ad Anivorano di fronte alla chiesa, ai piedi di una grande statua della Madonna,
che spesso lo ha visto sgranare la corona del rosario.